Forse uno dei compiti più difficili da affrontare è proprio quello di essere genitore, si vorrebbe il meglio per i propri figli e soprattutto si vorrebbe essere dei “bravi genitori”, ma le difficoltà insorgono da subito, il bebè piange… e ci si chiede...lo consolo, lo lascio piangere, lo guardo soltanto e dopo?...
La parola educare deriva dal latino educare “trarre fuori, allevare” in generale educare significa"promuovere con l'insegnamento e con l'esempio lo sviluppo delle facoltà intellettuali, estetiche, e delle qualità morali di una persona, spec.di giovane età."*
Educare non è una frase da imparare, da studiare e basta perché ogni persona ha i propri vissuti, i propri sogni, le proprie frustrazioni, le proprie emozioni e quindi interpreterà le linee educative che inconsciamente o consciamente vuole seguire a suo modo e a seconda del momento che sta vivendo, seguendo il suo istinto ed il suo amore. Solitamente alle richieste del bambino non si reagisce come da manuale o a seconda dei modelli educativi prefissati in precedenza ma si reagisce a seconda del momento: se si è stanchi, rilassati, stressati, arrabbiati… Ovviamente delle linee guida occorrono per mantenere un atteggiamento coerente nel tempo ma occorre anche la flessibilità, l’adeguamento alla personalità del proprio figlio che è un individuo a sé, assolutamente unico.
Edward Bach credeva nell’espressione libera e integra dell’individualità, nella libertà alla ricerca della propria strada, del proprio Sé Superiore necessaria ad ogni individuo.
Ecco alcune linee guida che si riconducono tutte al profondo senso di libertà che ha sempre accompagnato il pensiero di Bach. e che permette al genitore di seguire la sua strada senza mai ostacolare quella del proprio figlio.
Ecco alcuni brani tratti da “Guarisci de Stesso” del 1931
“Molti di noi nella nostra infanzia sono molto più vicini alla propria Anima che non più avanti nella vita, e hanno in quel periodo idee più chiare sul proprio lavoro nella vita, sugli sforzi che devono sostenere e sui talenti che devono sviluppare. La ragione di questo è che il materialismo e le circostanze della nostra epoca, e le personalità con cui ci associamo, ci fanno deviare dalla voce del nostro Sé Superiore e ci legano fermamente ai luoghi comuni, così privi di ideali, così tanto evidenti in questa civiltà.
Facciamo in modo che il genitore, il maestro, il compagno si sforzino di incoraggiare la crescita del Sé Superiore dentro coloro sui quali hanno il meraviglioso privilegio ed opportunità di esercitare la loro influenza, ma lasciamo anche che lascino liberi gli altri, così come essi desiderano che gli altri lascino liberi loro.”
“Il compito genitoriale è un servizio divino, e dovrebbe essere rispettato come, o forse anche più, ogni altro compito che possiamo essere chiamati a sostenere. Poiché occorre sacrificio, si deve sempre tener presente che non si deve chiedere assolutamente niente in cambio, al bambino; poiché l’unico scopo è dare, solo dare, amore gentile, protezione e guida finché l’Anima non si faccia carico della giovane personalità. L’indipendenza, l’individualità e la libertà dovrebbero essere insegnate fin dai primi anni, e il bambino dovrebbe essere incoraggiato appena possibile a pensare e agire da solo.”
“Tutto l’atteggiamento dei genitori dovrebbe essere quello di dare al nuovo arrivato tutta la guida spirituale, mentale e fisica con il loro massimo impegno, ricordando sempre che quel piccolo è un’anima individuale che è venuta quaggiù per fare la sua esperienza e conoscere la propria strada seguendo le indicazioni del suo Sé Superiore, e dunque occorrerebbe concedergli la massima libertà in questo senso, per uno sviluppo senza ostacoli.”
“I genitori, in particolare, dovrebbero stare in guardia contro il desiderio di plasmare la giovane personalità secondo le loro idee o desideri, e dovrebbero trattenersi dall’imporre controlli indebiti o richieste in cambio del compito divino che svolgono, vero privilegio nell’aiutare un’anima a contattare il mondo. Qualsiasi desiderio di controllo, o di dar forma alla giovane vita per motivi personali, è una terribile forma di avidità e non dovrebbe mai essere incoraggiata, perché se nel giovane padre o madre getta radici, poi negli anni successivi li trasformerà in veri vampiri. Se anche c’è il minimo desiderio di dominio, dovrebbe essere controllato proprio all’inizio. Dobbiamo rifiutarci di diventare schiavi dell’avidità che ci costringe nella voglia di possedere altri. Dobbiamo incoraggiare noi stessi nell’arte di dare, e svilupparla finché, attraverso il sacrificio, ogni traccia di azione contraria non sia stata spazzata via.
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Cinzia Tirelli