A colloquio con Erica Savioli, esperta in naturopatia e floriterapia, che espone caratteristiche e potenzialità dei Fiori australiani, le piante fiorite del bush, per favorire uno stato di salute, armonia e benessere.
Dr.ssa Savioli, qual’è il percorso umano e professionale che l’ha portata a occuparsi dei Fiori australiani?
La mia attività professionale nel campo delle terapie naturali ha avuto inizio circa dodici anni fa, in uno studio di medicina naturale. Oltre ad avere frequentato un corso quadriennale in naturopatia, ho conseguito un master in floriterapia e il mio primo contatto con i Fiori australiani è avvenuto in Inghilterra, dove sono molto conosciuti e utilizzati. In seguito, ho avuto l’opportunità di trascorrere lunghi periodi in Australia, entrando nel vivo di questa affascinante realtà e potendo vederla, sentirla, valutarla e apprezzarla nei luoghi stessi in cui crescono questi fiori. Ho conosciuto e lavorato direttamente con il dottor Ian White, il fondatore di questa disciplina, e con la dottoressa Jill Illot, di cui mi considero allieva. Entrambi vengono in Italia ogni anno per tenere corsi e seminari di formazione e aggiornamento sui fiori e su tutto ciò che avviene di nuovo nel mondo della floriterapia australiana. Ormai da anni il mio impegno professionale è dedicato alla diffusione e divulgazione in Italia di questo approccio terapeutico e della sua filosofia. Ho tradotto in italiano i libri di Ian White e mi occupo direttamente di formazione, tenendo corsi sui Fiori australiani nelle scuole di naturopatia e di floriterapia di tutta Italia.
Ci vuol dire qualcosa di più sul dottor White e su come ha sviluppato questo metodo?
Ian White è un naturopata, proveniente da una famiglia di farmacisti e terapeuti che utilizzano i rimedi naturali da cinque generazioni. Nella sua formazione a una solida e poliedrica formazione accademica (con lauree in Scienze naturali, in Psicologia, in Naturopatia) unisce l’amore profondo e il contatto diretto con la natura. Quando era ancora bambino, sua nonna, esperta di rimedi naturali, lo portava con sé nel bush, la tipica macchia australiana, e gli mostrava le diverse piante, le loro caratteristiche, i luoghi di crescita e i tempi di raccolta. A questa preparazione scientifica e naturalistica si aggiunge in White una profonda sensibilità per la sfera spirituale, intuitiva ed emozionale, maturata anche attraverso il contatto con diverse discipline quali yoga, meditazione, tecniche new age. Sulla base di questo background culturale e professionale, Ian White ha iniziato a interrogarsi, prendendo spunto dalle opere di Edward Bach e dal suo metodo, sulle potenzialità offerte dalle piante presenti in Australia. In questo continente-isola (che insieme al Brasile è il luogo con la flora più varia e ricca al mondo) le piante sono infatti assolutamente peculiari e crescono in isolamento, spesso in zone dove l’uomo non ha mai messo piede, quindi con una grande purezza a livello energetico dei fiori. Inoltre, la notevole varietà di climi dell’Australia, con zone climatiche da subtropicali a desertiche, comporta un’analoga varietà nella flora: applicando la tecnica di Edward Bach a questo eccezionale patrimonio floreale, Ian White ha creato i suoi rimedi floriterapici australiani. Tra l’altro va notato che già da secoli gli aborigeni dell’Australia usavano tecniche concettualmente analoghe a quelle di Bach: per esempio, bevevano la rugiada raccolta sui fiori al mattino per riequilibrare l’organismo, oppure si sdraiavano sui fiori stesi per terra o in buche riempite di acqua calda e fiori per assorbirne le vibrazioni.
Quali sono le caratteristiche dei Fiori australiani messi a punto dal dottor White?
Si tratta di 69 rimedi singoli, ognuno con le sue peculiari specificità d’azione, da assumere sia al mattino che alla sera, sette gocce per volta. Essendo nostro contemporaneo, Ian White ha potuto portare avanti ulteriormente il discorso per molti versi profetico di Edward Bach: molte delle sue anticipazioni sono divenute infatti realtà della vita moderna. Ma ciò che in Bach era geniale intuizione, in White, che vive nella nostra epoca, è esperienza diretta, per cui ha potuto mettere a punto rimedi che trattano ancor più nello specifico i problemi e i disagi di oggi, e tutti sappiamo bene quale sia il nesso profondo tra disagio psico-emozionale e salute. Un’altra affascinante caratteristica di questa linea sono le sue valenze cromatiche, correlate con differenti campi d’azione. Vi sono molti fiori gialli, colore collegato alla memoria, la comprensione e la comunicazione, rossi (forza, vitalità, coraggio) e viola, correlato quest’ultimo all’aspetto spirituale, all’intuito e alla crescita della “parte sottile” dell’essere umano: una dimensione a cui forse sino ad ora non si era dedicata tutta l’attenzione che merita.
Ci può citare qualche fiore particolare a titolo d’esempio?
Uno che può essere sicuramente significativo per rendere appieno l’idea di queste essenze e della loro valenza è Warath. Gli aborigeni australiani lo usavano sin dai tempi antichi nelle loro tecniche: ad esempio, per dare la forza di superare i riti di iniziazione, molto duri, con cui si entrava nell’età adulta. È un fiore molto grande, che può raggiungere i tre o quattro metri di altezza, con un diametro intorno ai dodici centimetri, ed è di uno splendido colore rosso vivo. Già vedendolo trasmette immediatamente una sensazione di grande vitalità e infatti la sua azione è proprio quella di aiutare a superare i momenti tristi e le situazioni buie, a non perdere la speranza: dà coraggio, forza, tenacia, capacità di sopravvivenza e di reazione positiva. Un altro fiore dalle interessanti peculiarità è Red Helmet Orchid, un’orchidea che invece è molto piccola, di una bella tonalità tra il rosso e il nero. È molto particolare nelle sue caratteristiche e lavora sul legame maschile, in termini di sensibilità e di rapporto reciproco, ed è specificamente indicato nel riequilibrare la relazione tra padre e figlio (e viceversa, lavorando nei due sensi).
A chi, come e quando si consiglia l’utilizzo dei Fiori australiani?
I Fiori australiani, così come la floriterapia in generale, sono una risorsa utile e preziosa per tutti i terapeuti. Non solo vengono apprezzati e utilizzati in maniera crescente da naturopati, erboristi e psicoterapeuti, ma sono sempre di più anche i medici che manifestano interesse per la floriterapia e conoscendola ne capiscono la validità. Spesso si commette infatti l’errore di “accanirsi” sul corpo con terapie anche aggressive, senza occuparsi della psiche e dell’ormai riconosciuto fondamento psicosomatico di molte patologie. Oggi, fortunatamente, si sta sempre più scoprendo, o forse sarebbe meglio dire riscoprendo, l’importanza dell’aspetto emozionale, in una più ampia visione olistica della persona, del benessere e della salute. Nella logica di medicina integrata che si lega a tale visione, il medico e il professionista della salute cercano di ampliare quanto più possibile il proprio bagaglio di conoscenze e soluzioni terapeutiche, da integrare tra loro per mettere a punto la migliore strategia finalizzata al benessere del singolo paziente. In tal senso la floriterapia risulta un’integrazione sempre utile, in quanto rimedio di “terreno” che contribuisce comunque, nelle difficili condizioni della vita moderna, a favorire uno stato di equilibrio e di armonia e quindi di benessere psicofisico. Quando poi lo stato di stress e di disagio emotivo supera il livello di guardia e l’emozione non è più sotto controllo, con i conseguenti effetti a livello psicosomatico, allora l’impiego di questi rimedi, da generalmente auspicabile, diventa assolutamente indicato e consigliato.
Red Helmet Orchid
Per gentile concessione dell’autore, Giovanni Bernuzzi