Camminare nella natura, nelle dolci colline delle campagne o sui sentieri di montagna, si è sempre fatto, e solitamente con piacere, chi ama fare trekking infatti spesso attraversa le foreste di larici, faggi, querce, foreste di conifere etc, e sente un senso di serenità anche soltanto camminando tra agli alberi. L’escursione, per molte persone non è solo un esercizio fisico ma una vera e propria immersione nella natura molto appagante. Ormai da anni si studia come lo stare nei boschi faccia bene alla salute in tutti i sensi, sia fisici che mentali. Inconsapevolmente perciò, le persone che hanno camminato nei boschi da tempi remoti hanno usufruito di una terapia naturale che gli ha portato benessere psico/fisico. Molti sentono come un bisogno di all’allontanarsi da casa, dal cemento, soprattutto in città, per andare in mezzo alla natura, questo bisogno per la scienza è sempre più chiaro si legge: in “Terapia forestale”, una collaborazione tra il Club Alpino Italiano e il Consiglio Nazionale delle Ricerche a cura di Francesco Meneguzzo e Federica Zabini “Gli effetti preventivi e curativi delle foreste sono stati ampiamente documentati nella letteratura scientifica e si riferiscono nella maggior parte dei casi alla frequentazione libera, contemplativa e in assenza di esercizio fisico o, al più, brevi passeggiate: in questo caso si parla di “immersione forestale”.*

La possibilità che stare in una foresta possa portare del benessere è senz’altro cosa provata e percepita da molti ma è solo nel dopo guerra che in Giappone, si comincia a studiare e a ricercare il perché stare nei boschi faccia bene.

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Nel 1982 nasce ufficialmente in Giappone lo Shinrin-Yoku che è un termine dato da Tomohide Akiyama, direttore generale dell’agricoltura, delle foreste e della pesca, che significa “bagno di foresta”, forest bathing, Tomohide Akiyama aveva un duplice scopo, curare le persone con la natura e riportare in auge le foreste, promuovendo progetti per proteggerle e curarle. Il cosiddetto “bagno di foresta”, rappresenta un’evoluzione rispetto all’Immersione forestale, infatti prevede l’organizzazione di attività di promozione della salute quali brevi camminate e semplici attività rilassanti, spesso con accompagnamento di una guida e limitato a una singola sessione.”* 

Essere in una foresta con concentrazione appaga tutti i sensi, la bellezza del posto il contrasto tra luce e ombre, il suono delle foglie che scricchiolano sotto i piedi, toccare una corteccia, assaggiare una mora questo e altro stimolano tutto l’organismo e la psiche.

I bagni forestali si evolvono fino ad arrivare alla vera e propria “Terapia forestale” che è molto più strutturata: itinerari guidati che prevedono siti specifici presso i quali sono sviluppate precise attività, quali camminata consapevole, meditazione, esercizi del respiro, yoga, esercizi di Qi-Gong, e semplici attività manuali. La terapia forestale è spesso organizzata in programmi a lungo termine con sessioni ripetute in foresta e talvolta dirette a specifici gruppi di persone, generalmente condotte da professionisti in stretta collaborazione con operatori sanitari, permettendo di ottenere i migliori risultati per la salute, anche grazie all’applicazione di principi e pratiche psicoterapiche.”* E ancora si legge in Terapia forestale, “In certi paesi asiatici quali Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Cina, le pratiche di bagno di foresta e terapia forestale sono da tempo particolarmente diffuse, godono di un ruolo riconosciuto nell’ambito della prevenzione medica e sono praticate per migliorare la salute fisica e mentale e come rimedio allo stress. Le stesse pratiche sono diventate parte dei sistemi sanitari come forma di terapia medica preventiva in Giappone”*

Non tutte le foreste sono adatte, e anche gli alberi per questa terapia, vengono scelti in base alle loro qualità e la loro emissione di monoterpeni sostanze che riducono stress e ansia, aiutano a regolare la pressione sanguigna, aiutano l’ossidazione del sangue e rafforzano il sistema immunitario.

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Ed ecco che siamo giunti ai nostri alberi, intesi come floriterapia, la foresta di faggi è per eccellenza il luogo ideale per immergersi nei benefici che dona il bosco, anche il pino e la quercia sono piante ideali per la terapia forestale. In Terapia forestale si legge infatti “l’effetto farmacologico di alcuni terpeni può essere benefico per il cervello in termini di rilassamento psico-fisico, performance cognitiva e tono dell’umore. Infatti, gli effetti di questi composti volatili presenti nell’atmosfera della foresta non si limiterebbero ad un’azione sull’apparato respiratorio, ma, a seguito del loro assorbimento sistemico, essi sembrano in grado di influenzare positivamente l’attività del sistema nervoso e combattere stress, ansia e depressione. Inoltre, una possibile azione di potenziamento del sistema immunitario è stata ipotizzata per l’inalazione di alcuni COV** forestali”*

Le foreste di conifere come il pino sylvestre, i larici, gli alberi decidui come faggio, castagno, quercia nel loro periodo vegetativo sono i luoghi più appropriati per iniziare un percorso di benessere con gli alberi.

Ai tempi di Bach, non esisteva in nessun modo una teoria sul benessere psico/fisico che l’uomo poteva ricevere stando in una foresta e men che meno esistevano studi scientifici sullo stesso argomento, ma Bach che ogni volta stupisce per la sua lungimiranza, sceglie proprio gli alberi di pine, larch, beech, sweet chestnut e oak per trovare attraverso il messaggio frequenziale dei loro fiori, la cura che riporta in armonia le dissonanze, le emozioni in disequilibrio dell’uomo, come il senso di colpa- pine, la scarsa autostima- larch, l’intolleranza- beech, l’angoscia – sweet chestnut, l’incessante stanchezza -oak. E questo è un’altra conferma di come la sensibilità di Edward Bach fosse molto profonda e diretta a scoprire le virtù della natura.

I faggi sono gli alberi d’elite per la terapia nel bosco per la loro notevole emissione di monoterpeni, immergersi nella faggeta porta a emozioni particolarmente intense, e questo accade in ogni stagione; in primavera i piccoli fiorellini dei grandi faggi adornano l’albero di giallo e verde brillante, le foglie per terra perse in autunno cominciano ad essere compattate, quando piove i tronchi diventano neri e i rami appena adornati dalle piccole foglie riflettono la luce dei fiori di un verde giallo brillante; in estate le grandi chiome dei faggi formano un chiaro scuro tra luce e ombra affascinante, e nel silenzio del bosco sembra essere immersi in un mondo spirituale, sembra di essere nelle navate di una cattedrale naturale; in autunno poi è come se gli alberi di faggio danno il meglio della loro bellezza, i colori delle foglie sono di tonalità che vanno dal giallo all’arancio scuro per poi diventare marroni, ed i colori sembrano portare la persona che cammina nel bosco ad una festa dove tutti si conoscono e tutti sono gioiosi; in inverno il fascino della faggeta rimane intatto ed emerge nel bosco il grigio brillante dei tronchi i cui nodi sembrano occhi che vigilano sui passanti.

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Probabilmente Edward Bach ha scelto il faggio per le sue frequenze altissime “Per chi sente il bisogno di vedere più bellezza e bontà in tutto ciò che lo circonda, riuscendo a cogliere ciò che c'è di buono in ogni cosa nonostante le apparenze. Per chi vuol essere più tollerante, mite e comprensivo nei confronti delle diverse maniere in cui ogni creatura si dirige verso la perfezione.*** E’ bello pensare che Bach ha scelto il faggio fra le altre piante proprio per la sua frequenza così elevata, carica di bellezza, di spiritualità, di bontà e per l’armonia tra la natura della pianta, la terra e il cielo, armonia che il faggio emana sempre donando la serenità a chi gli sta a fianco, e così l’uomo di fronte ai faggi così piccolo, impercettibilmente si accorge di essere più sereno e camminando tra gli alberi o sostando in mezzo a loro riscopre un rispetto quasi riverenziale per la natura e i suoi grandi regali.

Cinzia Tirelli

 

*Terapia forestale una collaborazione tra il Club Alpino Italiano e il Consiglio Nazionale delle Ricerche a cura di Francesco Meneguzzo e Federica Zabini

https://www.cnr.it/sites/default/files/public/media/attivita/editoria/9788880804307_      **composti organici volatili  

***Guarisci te stesso, i 12 guaritori e altri rimedi -.Edward Bach